Agrumi lucidati, angurie splendenti e meloni massaggiati.
La frutta giapponese è la ricerca della perfezione, un vero e proprio lusso e un regalo più che apprezzato. Ma da cosa deriva questa tradizione? E perché è considerato un bene così prezioso?
Con la frutta giapponese continua il nostro strano viaggio nella cultura nipponica, fra le più strane tradizioni e usanze di queste meravigliose terre asiatiche. Frutta e verdura giapponese hanno dei prezzi davvero folli: in molti pensano che sia dovuto ai dazi dell’importazione, ma sono invece il rigore e la meticolosità dei contadini a rendere questi prodotti della terra così ricercati.
Frutta e verdura giapponese hanno prezzi davvero esorbitanti, ma anche molti altri prodotti. Certo, il costo della vita è molto elevato, ma è particolarmente vero per frutta e verdura. Fino a 50€ una dozzina di fragole, 15€ per un chilo di arance, 2€ per le mele meno pregiate, almeno 6 euro per 3 pomodori, e tenetevi forte, anche 100€ per un melone! Ma scopriamo insieme il perché.
La frutta giapponese è dedicata ai momenti speciali: viene coccolata, tagliata e pelata con molta cura per poi essere presentato artisticamente e gustato lentamente. Per questo è usanza regalare un cesto di frutta o un melone al posto di portare una scatola di cioccolatini o una composizione floreale. Ma vi immaginate presentarvi con un melone quando siete ospiti a casa di qualcuno qui in Italia? Risate assicurate, forse si potrebbe provare.
Nell’arcipelago giapponese, le aree agricole sono rare a causa del clima molto umido non particolarmente favorevole per i frutteti, in più i dazi doganali e la sfiducia nell’uso dei pesticidi degli altri Paesi non incentivano l’importazione rendendo i prodotti costosi tanto quelli Made in Japan, quindi insomma, meglio optare per la qualità e il chilometro quasi zero.
Gli orti dei privati poi sono rari: i giardini giapponesi sono molto diversi dai tradizionali spazi verdi occidentali, sia per le piante utilizzate che per gli arredi. Il tradizionale manto erboso è sostituito da muschio e pietre che costituiscono un manto verde per tutto l’anno, con fioriture esclusivamente primaverili. Nel giardino giapponese manca completamente la simmetria e gli elementi naturali che lo costituiscono sono sempre in numero dispari.
Un ruolo importante è svolto dalle forme sinuose e dai contrasti: si vedrà così una piccola pianta accanto ad una di grandi dimensioni, mentre un canneto circonderà un sentiero. Fondamentale è poi l’acqua, presente mediante laghetti artificiali più che ruscelli.
Le forme del giardino sono semplici ed essenziali, mai elaborate ed eccessivamente decorative. Tuttavia ogni elemento è ponderato, scelto e posizionato con grande attenzione.
Quindi no, la carta “frutta giapponese fai da te” non è nel mazzo.
Prima di scoprire i frutti più costosi al mondo però dobbiamo fare un appunto sulla meticolosità dei contadini giapponesi. Come viene coltivata questa fantomatica frutta giapponese?
Tutto è coltivato a mano
Nei campi e nei frutteti, quando si parla di frutta e verdura giapponese, tutte le operazioni vengono ancora eseguite dall’uomo, senza utilizzo di macchinari. Per ogni singola pianta c’è una cura maniacale e un processo di selezione molto: se non è perfetto verrà scartato. Dietro alle pere rotonde (non ho sbagliato in quanto questi frutti, in Giappone hanno tale forma) alle arance dolci e succose ci sono studio, ricerca e mani nipponiche che si fanno pagare stipendi da primo mondo. Pensate che i frutti mentre crescono sulla pianta vengono protetti dalle intemperie uno ad uno e ne viene controllato il grado zuccherino che tal volta è riportato al momento della vendita sul cartellino espositivo.
Ogni frutto deve assolutamente rispettare molti parametri per essere venduto: colore, forma e peso devono essere uniformi. In poche parole PERFETTI come esige il culto giapponese. Grazie alla dedizione dei contadini giapponesi, la frutta che si trova sui banchi dei loro supermercati è talmente bella, perfetta e saporita da sembrare quasi finta.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Prodotti così pregiati non possono essere venduti in grandi quantità ma al singolo pezzo. Tutta la frutta giapponese è confezionata con la stessa cura con cui viene coltivata: impacchettata come un cioccolatino o servita come un bignè, più il packaging è elaborato più prende significato. Pensate, la frutta viene inserita anche sulle liste nozze.
Ecco i 5 frutti più lussuosi della tradizione giapponese:
1. Melone Yubari: un melone fuori dall’ordinario
Lo Yubari King è, tenetevi forte, un melone battuto all’asta a 10.000 euro al pezzo.
Sono coltivati solamente nelle serre della cittadina di Yubari nella prefettura di Hokkaido. La buccia esterna somiglia a quella del nostro melone, mentre all’interno la polpa è di un intenso verde. La coltivazione è più che rara: i fiori delle sue piante vengono impollinate da api che lavorano solamente su questi fiori.
Questi frutti vengono infatti controllati uno per uno, lavati e tenuti sospesi in modo che l’aspetto e il colore della buccia rimangano uniformi. Quelli selezionati come migliori vengono poi protetti dal sole con una sorta di cappello in modo da acquisire un gusto più dolce.
Quelli che ottengono l’apposizione del marchio da parte della cooperativa dei produttori di Yubari hanno una forma perfettamente sferica e una buccia straordinariamente liscia. Infine, il peduncolo, piccolo per noi non del settore, viene reciso con una forma a “T”.
2. Sumo Citrus: cura straordinaria per un risultato strepitoso.
È riuscito a conquistare proprio tutti online ed è iniziata la caccia di questo dolcissimo agrume. Una consistenza davvero particolare. Un gusto aromatico e dolce dal sapore delicato e aspro per via del suo basso contenuto di acido. Si tratta di una varietà molto delicata, e per evitare che i frutti si danneggino, vengono tutti raccolti a mano e riposti in piccole cassette, per poi essere portati nei centri di smistamento in cui vengono lavati, sterilizzati e lucidati con una cera apposita.
3. Ume: la prugna made in Japan
L’albero dell’Ume è il primo a fiorire, regalando un anticipo di primavera già tra la metà e la fine di gennaio. Proprio come il sakura (il ciliegio), l’ume è molto amato dai giapponesi per la bellezza dei suoi fiori. Quanto al frutto, è simile alla nostra susina, ma di colore verdastro e decisamente più aspro. Dalla sua trasformazione nascono il celebre Umeboshi, un condimento che può essere assimilato alla salamoia, e l’Umeshu, un tipo di Sake
4. Hososhigaki: il caco massaggiato ed essiccato
Il caco giapponese non è particolarmente diverso dal caco a cui siamo abituati in Italia, l’unica differenza è l’essiccazione: HOSHIGAKI, per gli amanti del caco si tratta di una vera squisitezza che deve assolutamente essere provata!
Il metodo Hoshigaki richiede tempo e una cura particolare: ogni giorno, per quasi un mese, il frutto deve essere massaggiato manualmente. Un po’ come si fa con il manzo di Kobe, allevato sempre in Giappone, da cui deriva una carne ritenuta molto pregiata.
5. Densuke: l’anguria nera perfettamente sferica
La coltivazione dell’anguria densuke segue una serie di logiche precise e che non devono assolutamente essere cambiate: innanzitutto viene coltivata solo ed esclusivamente nell’isola di Hokkaido, ossia quella che si trova a più a nord di tutto l’arcipelago giapponese, dove la stagione calda- vale a dire quella necessaria per far sì che quest’anguria possa essere coltivata- dura molto poco ma registra importanti picchi di temperatura e umidità rispetto al resto della nazione.
La coltivazione dell’anguria Densuke è quindi rara e frazionata per questo è così particolarmente difficile da acquistare: frutto lussuoso, che necessita di cure particolari e che ogni fase di coltivazione deve essere curata nei minimi dettagli. Un ulteriore elemento che rende il famoso cocomero nero giapponese così caro, è sicuramente quello relativo alla cura dei dettagli: una volta acquistato il cocomero viene consegnato al cliente in un apposito box elegante che ha come scopo principale anche quello di proteggere il frutto da eventuali urti; inoltre, ogni cocomero è corredato di un apposito certificato che ne attesta la provenienza e l’unicità.
La cultura giapponese lo sappiamo, è complessa e ricca, ma non è più così lontana. In Italia ci avviciniamo sempre di più alla cultura nipponica, siamo sempre alla ricerca del migliore ristorante giapponese ma come farlo? La risposta è solo una: Q-eat!
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