fbpx

La pandemia che il mondo intero – forse – sta per lasciarsi alle spalle ha trasformato un lunghissimo elenco di consuetudini quotidiane di ognuno, ma quali in particolare?

Le abitudini alimentari sono state fortemente alterate dall’arrivo della pandemia. Le Famiglie italiane, che sappiamo essere sempre state attente all’alimentazione, hanno iniziato a guardare con crescente interesse questo argomento e hanno potuto acquisire nuove consapevolezze.

abitudini alimentari pandemiaSarà stata l’enorme quantità di tempo in cui gli abitanti di qualunque distretto del pianeta, colpito dalle restrizioni per la prevenzione della diffusione della pandemia, si sono trovati ad avere da trascorrere in casa e a dover colmare con passatempi fantasiosi a cambiare le cose? Oppure il delicato tema della scelte alimentari a tutela dell’ambiente e della scoperta dei benefici di alcune diete?

Forse l’insieme di tutte queste informazioni hanno messo in discussione le abitudini alimentari di qualunque famiglia e hanno fatto diventare la cucina il luogo preferito e più frequentato tra le mura domestiche.

È proprio tra queste 4 mura, di fronte ai fornelli, davanti alla dispensa e durante le chilometriche file per entrare al supermercato che tutti noi abbiamo maturato importanti consapevolezze riguardo alle abitudini alimentari.

L’approccio al cibo, per gran parte dei consumatori, ha preso una strada più etica, con una riscoperta tendenza di consumo verso prodotti locali, che garantiscano più freschezza ed una migliore qualità.

Nuove abitudini alimentari: il pesce

Nel Bel Paese, ad esempio, ben l’82% degli amanti del pesce hanno spostato la propria preferenza per quel prodotto allevato in Italia, in forza di una maggiore sicurezza, legata agli alti standard di qualità nazionale.

 

Per il consumatore italiano ha preso importanza l’accesso alle informazioni di tracciabilità della filiera produ

ttiva del pesce acquistato, di cui, quando si legge l’etichetta, si vuole trovare la dichiarazione dell’origine italiana, o mediterranea.

 

Se un tempo gran parte dei consumatori si lasciava convincere solamente da un costo più conveniente, senza andare oltre alla dicitura del prezzo al chilo di solito giustificato da un prodotto allevato in Paesi esteri, come Spagna, Paesi Bassi, Grecia e Turchia, oggi sembra che gli italiani sappiano compiere scelte più consapevoli, attribuendo grande importanza al luogo di allevamento o pesca e quindi alla qualità dei prodotti ittici.

Questo è un cambiamento cruciale, che finalmente, con più tempo da dedicare alla ricerca e alla spesa di ogni giorno, abbiamo imparato anche al consumo di pesce.

Il ritornoal mercato ittico nazionale

abitudini alimentari pesce

La pandemia ha portato al mercato ittico nazionale il 6% in più di consumatori, anche se la ridotta capacità produttiva del nostro Paese di questo alimento, ricco di ottime proprietà nutritive, limita al 20% il consumo di pesce allevato in acque italiane, rimpiazzato da quello prodotto in altri Paesi europei.

Secondo i dati Istat elaborati da Coldiretti, circa l’80% del pesce che mangiamo proviene dall’estero: nei mari nazionali vengono pescate ogni anno 180 mila tonnellate di pesce, ma le importazioni ammontano a più di un milione. A questo proposito, il presidente dell’Associazione Piscicoltori Italiani (Api) Pier Antonio Salvador, in occasione della digital preview di Acquafarm sull’impatto del coronavirus sull’acquacoltura, ha denunciato un disequilibrio della bilancia commerciale italiana per la grande quantità di importazioni di pesce da Paesi terzi, dovuta ad una paralisi del mercato ittico nazionale, all’inadeguatezza degli accordi commerciali, ormai obsoleti, e alla complessa burocrazia, che impediscono la crescita del settore.

Lasciando da parte momentaneamente i numeri e tornando a riflettere sulle rinnovate abitudini alimentari post-pandemia, accanto a studi che testimoniano il nuovo trend di acquisto di prodotti nazionali, un grande cambiamento nelle abitudini alimentari italiane ha riguardato la preferenza di piatti di pesce come fonte di proteine, in sostituzione della carne. Dal report sui consumi di Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, emerge che la spesa per pesce, molluschi e crostacei ha subito un aumento del 24,5% nel 2021, favorito dall’inedito atteggiamento salutistico dei consumatori italiani; in particolare sono cresciuti gli acquisti di salmone, crostacei e pesce affumicato.

Per quanto concerne surgelati e conserve ittiche, invece, si riscontra una leggera flessione dei volumi, presumibilmente motivata dal maggior ricorso ai prodotti più freschi e, quindi, più salutari. Una riduzione dei consumi di prodotti ittici si è rivelata solamente nel segmento di mercato caratterizzato da basso reddito, che rispetto al 2016 ha ridotto gli acquisti del 3,8%.

Gli acquisti dei prodabitudini alimentariotti ittici

Per il pesce, sia quello allevato in Italia che all’estero, il canale d’acquisto preferito dalle famiglie italiane è rimasto proprio il luogo che, a più riprese nei periodi di lockdown, veniva preso d’assalto dai consumatori intimoriti dalla remota possibilità di non trovare più il proprio prodotto preferito: il supermercato. Al contrario, gli acquisti nelle pescherie sono rimasti limitati a circa il 17%, complice la minor convenienza. Dal punto di vista geografico, invece, la zona del Paese in cui si registrano livelli più elevati di consumo di prodotti ittici è il Centro-Sud, ove in media ogni famiglia acquista 23kg di pesce ogni anno.

È sicuramente degno di nota il boom degli acquisti di prodotti ittici registrato sulle piattaforme di e-commerce, su cui il giro di affari era già cresciuto del 117% nel periodo pre-pandemico ed ha subito un’ulteriore inevitabile impennata in seguito alle limitazioni del mercato che hanno caratterizzato gli scorsi anni.  Lo sviluppo del commercio online del pesce è frenata solamente dalla diffidenza nell’acquisto di generi alimentari online, che persiste per chi, ancora, non è a conoscenza degli strumenti moderni a disposizione di distributori per comunicare l’assoluta salubrità del pesce che vendono e degli utenti digitali per assicurarsi della veridicità delle informazioni sulla provenienza.

Blockchain e qualità

Il mezzo che, per eccellenza, è in grado di rendere l’acquisto online dei prodotti freschi sicuro per il consumatore finale è la blockchain, letteralmente “catena a blocchi”, che consente di raccontare all’acquirente l’intera “storia” del pesce che intende ordinare online e – verosimilmente – offrire nel proprio ristorante o sugli scaffali della propria catena distributiva: dalla provenienza all’allevamento,  dalla cattura al trasporto, e tutti i passaggi avvenuti prima che arrivasse nel piatto dell’utente finale.

Alcune ricerche, però, suggeriscono che, per certi versi, i consumatori italiani, a differenza di molti altri europei, si siano allontanati dall’approccio etico ai consumi alimentari: NielsenIQ ha analizzato i dati raccolti in 5 Paesi dell’Unione Europea (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna), da cui è risultato che solo l’11% delle famiglie italiane si preoccupa di fare scelte sostenibili quando si tratta di acquistare prodotti alimentari, mentre tra i Paesi più attenti a ridurre il loro impatto sull’ambiente si attestano Francia e Germania.

A questo riguardo, la campagna digitale Slow Fish, che si tiene ogni due anni a Genova, si è proposta di analizzare i mercati ittici di diverse città italiane, ed ha così fatto emergere che nelle grandi città come Milano e Venezia è rimasta molto elevata la richiesta di pesce proveniente dall’atlantico, come spada, tonno e granseola, che, anche se di qualità garantita dai nuovi sofisticati sistemi di tracciabilità, sono ben lungi dall’essere dei prodotti ittici locali. Questa piccola nota dolente conferma la teoria della relativa limitata consapevolezza dei consumatori nel nostro Paese che, sebbene siano attratti dall’italianità del prodotto, non sono ancora stati sufficientemente sensibilizzati dalla questione ambientale e sociale della sostenibilità.

Q-eat

abitudini alimentari sushi

In Italia, la società che per prima ha introdotto questo strumento di tracciabilità per il nuovo consumatore digitale è proprio Q-Eat, che dal 2019 si propone di abbattere lo scetticismo e di conquistare la fiducia degli amanti del pesce sfruttando la tecnologia blockchain per tracciare la filiera alimentare, grazie alle partnership con due delle più grandi catene distributive italiane, ADC e Sakana.

In ottica lungimirante, in attesa che anche nel Bel Paese gli utenti possano assumere un atteggiamento più sostenibile e responsabile, oltre ad acquisire familiarità con la tecnologia, Q-Eat si pone al servizio dei consumatori di prodotti ittici e di tutti coloro che fanno del pesce il proprio business: i ristoratori, che offrono pesce di alta qualità, specialmente se fresco, come quello consumato nei ristoranti sushi.

Dal blog...

Contattaci!

Hey! L'App sarà pronta fra poco!

Siamo super felici che tu sia interessato al nostro progetto!

ISCRIVITI PER SCOPRIRE DI PIU' SU DI NOI!